Lettori fissi

venerdì 12 ottobre 2012

Noi ci diciamo tutto




ma proprio tutto,


                                                        anche se la verità a volte fa male, oppure


fa male a chi ti vuole male.

lunedì 8 ottobre 2012

Sto male, ma... no grazie, non ho bisogno del tuo aiuto.

Essere abbandonati nel momento più brutto della tua vita, ti forgia il carattere. "Se pesco chi l'ha detto gli lego un sasso stretto intorno al collo e poi lo butto a mare". 
O ancor peggio, quel detto che recita - ti aiuto, ma te lo rinfaccio a vita. No grazie, preferisco morire da sola.
E poi gli amici degli amici che senza sapere un cazzo delle storie altrui prontamente si schierano in difesa del compagno di turno, poi gli girano le spalle e si mettono dalla tua parte perché tu sei femmina e loro ti vogliono scopare. Anche per queste genti un sasso intorno al collo e giù in fondo al mare, senza dimenticare di sferrare prima un calcio nelle balle.
Alla fine è vero, resti sola e l'unica persona di cui puoi fidarti sei tu, perché nessuno conosce e vive la tua storia, nessuno sente quotidianamente il cuore che batte all'impazzata e il respiro che manca. Ti dicono - stai calmo, stai calma, passerà, non ti preoccupare.
Ma come non ti preoccupare? Io sto morendo grazie a due mani possenti e invisibili che mi stanno strangolando e tu mi dici - non ti preoccupare. Ma vai al Diavolo!
E poi ci sono le persone di contorno che ti danno l'ulteriore e non richiesto ben servito, persone che non conosci, persone che stanno acquattate dietro monitor e si sentono i re della giungla quando non ti guardano negli occhi. La loro occupazione preferita? Cercare di far centro sulla sommità della tua torta con le loro ciliegine, offendendoti amorevolmente. Sì vabbè, come se il pasticciere non si accorgesse che le ciliege sono avvelenate.
Per loro - che manco sanno chi sei e si permettono di dar consigli e inveire contro di te - una bombola d'ossigeno insieme alla pietra stretta al collo e poi giù a mare, così hanno pure il tempo di rendersi conto di quello che presto o tardi gli accadrà.
Poi arriva la stanchezza, un tipo di stanchezza che ha il gusto della morte, le braccia diventano molli, le gambe pure, il ronzio che avevi in testa si spegne e il cuore batte pianissimo. In certi casi ti addormenti, in altri anche e al tuo risveglio ti sembra che tutto sia passato, che tu sia di nuovo felice come quando eri bambina. Ma credimi, è solo l'effetto del post-risveglio, perché appena ti sciacqui il viso e sei di nuovo sveglia ciò che vedi e che senti è tutto uguale a prima.
Come uscire dal tunnel? Intanto rimettendo a posto il puzzle della tua anima, il resto non lo so. Mi sto leccando ancora le ferite chiedendomi se domani ce ne saranno di nuove. Però una cosa te la dico: al dolore non mi arrendo.

                                                     Rosalia Saporito




sabato 6 ottobre 2012

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martedì 4 settembre 2012

Il dolore

Arriva e ti riga le guance con un paio di forbici affilate, e così dagli angoli degli occhi colano rigagnoli rossi.
E' il dolore, dolore dell'anima. Che più ridi, esci, fai finta di niente, soffochi sotto il cuscino, metti a tacere come con un bambino dispettoso, ti prende alle spalle e ti mette al tappeto.
Lo rincorri perché reclami vendetta, gli chiedi: chi sei? Ci parli, lo conosci, ci fai pace, alla fine ci convivi, gli offri pure vitto e alloggio e lui ti ripassa le guance con le stesse forbici.
Che colore ha oggi la tua faccia?
Non guardarla, coccola il tuo ventre, il mostro è lì dentro e tu ci devi convivere finché resterai in vita.
E dopo?

?

mercoledì 15 agosto 2012

Stringimi e butta via gli spaghetti, racconto demenziale

Quando era ancora estate e c'erano trenta gradi ma se ne percepivano venti in più per via dell'umidità, l'aria cambiò all'improvviso, passando dal nauseabondo odore del cesso di una stazione frequentata in cui qualcuno ha appena consumato uno o più atti sessuali, a quello dei fiori di primavera mischiati alla biancheria che asciuga dopo che ci hai messo l'ammorbidente al muschio bianco.
Iris esclamò - come mai non c'è più puzza di piscio in questa città?
Mendola le tappò la bocca con la mano unta di olio e stigghiola
- stai zitta scimunita, che 'vasennò' ci sentono tutti!
Iris arrossì, in genere era una ragazzina a modo, educata dalle suore a colpi di "parla piano, aggiustati il golf, non fare tardi a messa e soprattutto non russare durante l'ora di religione", ma quella mattina di ferragosto era esplosa in una insolita esclamazione poco perbene.
- E che ci posso fare io se a Palermo Santa Rosalia ha fatto il miracolo, miinch... così Mendola le ficcò in bocca direttamente l'ultimo pezzo di stigghiola e poi aggiunse - zitta e mangia, pezzo di cugina rimbambita.
Nella via del ritorno le due ragazze non dissero più niente, l'aria buona era entrata dentro i loro polmoni intrisi di sigarette diana senza filtro e forse aveva fatto un altro miracolo; una aveva cominciato finalmente a parlare come si deve, l'altra si era trasformata in un donnino responsabile e tutti gli abitanti della città erano diventati muti. 
Pure i clacson delle loro auto non suonavano più, i cani portavano a spasso i padroni, le stazioni di servizio promettevano carburante a ottantotto centesimi al litro, gli ospedali si erano svuotati e in un comunicato stampa spiattellato da una giornalista paro paro per come era stato scritto dall'ufficio stampa sul quotidiano più letto della città, c'era scritto "l'Imu è stata ridotta del novantanove virgola novantanove per cento". 
Iris, prima di andare a letto si era specchiata nello specchio con lo sfondo del poster di Tiziano Ferri e non si era vista più i brufoli, la ciccia e l'apparecchio per i denti, aveva acceso la radio e si era addormentata senza la voce del solito dj che ovviamente non poteva parlare più e la canzone del suo cantante preferito Gigi Da Lecco "stringimi e butta via gli spaghetti".
                                                            Rosy Zuccaro



nella foto Santa Rosalia

domenica 5 agosto 2012

Bellolampo_ estate 2012

Piove cenere sul grande portacenere di una città. Stamattina Palermo si è svegliata così: cielo grigio mentre è agosto, carboncino sulle dita e sui gomiti se hai provato a sdraiarti per terra. 
C'è un incendio che brucia sacchetti della spazzatura da una settimana, il paesaggio è come fosse stato disegnato dalla mano di un maldestro imbrattatore di fogli. Non c'è aria buona, non c'è aria cattiva, non si sa che aria c'è. Ma se questa è aria, noi siamo uccelli che non sanno volare, uccelli con le ali rotte, anime concepite e poi lasciate appassire sotto la custodia di nessuno.






domenica 24 giugno 2012

Paradiso, Inferno o Purgatorio?


A volte stai così male da sentirti infilzato da pezzi di specchio acuminati; sanguini e non sai come siano finiti lì dentro come frecce  scagliate da qualcuno con violenta cattiveria.
Altre volte stai talmente bene da veder riflessa per caso la tua immagine bellissima (anche se bella non lo è) dentro quei pezzi specchio improvvisamente ricomposti in un nuovo ovale liscio e immacolato mai rotto.
Questi due estremi (pensi), fanno parte della vita, ed è lì dentro che ti senti vivo, nel bene e nel male.
Molto peggio sono quelle vie di mezzo, istanti che durano da un minuto all'intera tua esistenza. E se provi a darti un pizzico sul braccio, ti accorgerai di averlo fatto solo quando per caso vedrai quel livido verde-blu.
Qualcuno deve aver inventato, dolore, felicità e amore, ma ha lasciato il lavoro a metà.
E tu di questo devi prenderne atto.
Pensa con la testa o con i piedi, in ogni caso,
buona scelta.









domenica 17 giugno 2012

La luce dentro il dolore, un racconto banale





Quel pianto disperato in ascensore: una figlia aggrappata alle braccia di una madre, mi fece svegliare dal torpore.
Il mio dolore era stato così lancinante da essersi addormentato nel corso di quei mesi. Quasi come fosse sparito, la mia mente non voleva accettare quello che stava accadendo. In fondo, pensai, non mi sono mai sciolta in un pianto così; per fare la forte davanti agli occhi dei miei cari. Ma essere forti non significa non piangere (che banalità), ... essere forti a volte può voler dire piangere davanti a un mucchio di gente come avvoltoi.
Ad ogni modo misi una mano sulla spalla di quella ragazza e dentro cominciai a piangere anche io, lei si girò, mi guardò come a voler dire: lasciami in pace, non lo vedi che sto soffrendo? Certo che lo sento, le risposi togliendo via la mano e uscendo dall'ascensore più forte e debole al tempo stesso di prima. C'ero dentro in quel dolore e pensai che da qualche parte dovevo pure uscire così come ero entrata. 


Ma dov'era l'uscita?
dov'era l'uscita?
dov'era l'uscita?


Qualcuno mi aveva detto che quando soffri in questo modo, se guardi bene, riesci a intravedere una luce da qualche parte, quello che dovevo fare era cercarla...



(Dipinto di Munch)

Primo Amore





"Pensai che quel sonno sarebbe stato il migliore della mia vita. Il punto più alto, il culmine dei sentimenti Kyuera quello, poichè un giorno sarebbero cambiati ancora. Ma lo aveva detto. Ero felice. In quell'istante il mio primo amore aveva cominciato a volermi bene più che a chiuque altro. Chiusi gli occhi, e ascoltai il suono del vento confondersi con la musica. Chiedevo al tempo che si fermasse. Avevo paura di provare dolore al risveglio, che Kyu, stanco di guidare, non sentisse più nulla di tutto ciò, e che ad attendermi non ci fosse altro che la mia triste realtà...
Ma no, non sarebbe andata così.
Lo avevo capito perfettamente.
Avrei continuato per sempre a cercare piccoli miracoli come quello.
Era la mia battaglia, era la mia stessa vita."
                                                                                           Banana Yoshimoto





giovedì 7 giugno 2012

Storia di Andrea e Stella

Lacrime profumate color crema colavano giù dai rubinetti di una lavanderia a gettoni. Andrea le ammirava attraverso il vetro anti proiettili e si sentiva pulito e piangente anche lui.
Poi di notte luci psichedeliche ricoprivano la pelle di ragazzi, mentre la strobo trasformava i loro goffi movimenti in robotiche andature, disegni nello spazio colorato.
Andrea li osservava tutti da dietro le spesse lenti, le amava, le amava tutte quelle figure e amava in particolare una ragazza, la più brutta, Stella. Lei non ricambiava il suo ardore, forse per via dell'acne e degli occhiali che coprivano occhiaie di notti mai dormite.
Sono passati dieci anni e oggi Stella piange; Andrea l'ha lasciata, non ha più l'acne e non ha mai smesso di piangere per lei.
Perché?


martedì 5 giugno 2012

Quanto costano i tuoi desideri?

Soffici Carlotte dalle mutandine sorrette col filo interdentale e le mammelle rifatte come le labbra (una sì e una no) stanno dietro scrivanie virtuali a spillare soldi - quei pochi rimasti - , nome e cognome di gente che ancora un pizzico di integrità, anima e dignità ancora ce l'ha.
Dopo essersi fatte tagliare coi denti il filo interdentale dal capo di turno per avere in cambio un gradino di più, tornano dietro le loro virtuali scrivanie e continuano il proprio lavoro, o meglio quello che loro, dolci cervelli spenti, chiamo in codesta maniera.
Io non lo so come vanno vestite oltre al filo interdentale, quello che so è che non sanno parlare, scrivere, camminare, vivere e soprattutto lavorare come facevano gli antichi.



Mi chiama una tizia proponendomi un contratto gratuito per promuovere la marca del mio filo interdentale - eh già, non ve l'ho detto, io faccio quello di mestiere - , formulo qualche domanda del tipo, ma quanti soldi volete, che durata avrà la mia visibilità, potete rispondermi con più tempestività la prossima volta, visto che ormai i tablet telefono li tirano in testa, piovono dal cielo come pioggia e se vuoi puoi anche taroccare la data del tuo compleanno e cambiare fidanzato grazie ai social network e alle web cam? La tipa che non vedo e di cui sento un timbro di voce sempre più flebile arranca e ad un certo punto si blocca fino a non rispondere più. Penso e chiedo: è caduta la linea? No, risponde lei, sono ancora qui, mi scusi mi era caduto il fazzoletto dal taschino, ho dovuto raccoglierlo.
Vabbè faccio io, allora adesso che se l'è infilato dentro la tasca, può rispondermi? La Carlotta in questione mi dice che mi manderà via e-mail il contratto gratuito.


Mi scusi, insisto io, ma non può spiegarmi così su due piedi una volta che siamo in contatto telefonico, come funziona la cosa? Lei resta di nuovo zitta, io penso sia caduta la linea e dico, hei, c'è nessuno dall'altra parte?
la tizia mi fa, si mi perdoni, ehm sono qui, cioè è appena entrata nella stanza una mia collega, cioè ecco mi sono distratta, cioè, ehm, ecco... Ok ok, ho capito faccio io con le staffe perse di quà e di là, allora mi risponde sì o no?
Dovrei parlarne con la titolare, fa lei. Ah, non pensavo fosse un negozio il vostro ribatto io.
Lei per poco non si mette a piangere, devo averle fatto saltare il filo interdentale che aveva preparato per il capo della titolare.


Ritrovo le staffe e penso che in fondo è una povera anima sperduta in un mare di "nulla" capeggiato da nullità e decido di non pressarla più così forte.
Le dico, d'accordo aspetto quella e-mail, grazie, buongiorno. Click.
Tornata a casa (a me di tavolette telefoniche dal cielo non me ne sono piovute ancora), apro quell'e-mail e scopro il trucco. Il contratto gratuito è valido solo per i primi tre mesi, il resto si paga fior di quattrini.
Riprendo le staffe finite sull'armadio, le altre altre che avevo lasciato in cantina e me lego al collo, alle gambe, alle braccia con nodi ben saldi.


 E penso: ma non era meglio vivere in paradiso e soprattutto, quanto costano i tuoi desideri?


e tu, riesci a galleggiare?



giovedì 10 maggio 2012

Da "Il tempo delle mele" a homo homini lupus (come ci si arriva?) _

I 45 giri, le lampadine colorate, i lenti, le dichiarazioni d'amore, reality, "Il tempo delle mele".
Mi viene sempre nostalgia quando ci ripenso.
Forse sono rimasto un ragazzino come il fidannzatino di Vic o forse sono cresciuto andando a una velocità doppia e adesso che sono nel mezzo del cammin di nostra vita di Dante, mi sembra che, oltre non possa più esserci nulla a stupirmi.
In altre parole sono un vecchio con il cuore di un bambino, il corpo di un adulto e i desideri di un uomo che li ha visti esaudire tutti.
Quello che forse non smette mai di suonare (come un disco che rimane incantato in testa) è la voglia di imparare cose nuove, per questo sarebbe opportuno vivere tante vite. Sì ho scritto "opportuno", perché una cosa che ho dimenticato di scrivere è che essere opportunista fa parte dell'essere umano, come essere ipocriti, bugiardi e un po' lacchè.
Altrimenti i latini, numeri uno nella sintesi, perché mai avrebbero partorito la frase
"homo homini lupus"?
No dico perché? Perché non siamo nati cani.


                                                                               Il Ficcanaso

Per i ragazzini ingabbiati nel corpo di un adulto si consiglia di ascoltare questo tema:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Stm2hFC_3qk



(- ma che bisogno c'era di mettere l'immagine  dell'uomo e del lupo?
- per gli ignoranti
- aaah.)








martedì 8 maggio 2012

Facebook, cani, uomini e donne e giochi.

Entro su questo cazzo di Facebook una, due volte al giorno. Lo faccio per condividere roba che mi interessa e conoscere artisti che possano ancora sconvolgere i miei neuroni.
Lo faccio anche perché a volte è una droga, lo faccio e non lo faccio perché non lo so. Non è che si debba trovare sempre una spiegazione a tutto, no?
E insomma la cosa che mi fa incazzare è essere subissato da richieste di giochi del cavolo (scusate la parola 'cazzo' ripetuta troppe volte, oppure no, non scusate, tanto per me è lo stesso...) e altre sciocchezze di cui non capisco il senso perché scritte in un pessimo italiano, o piene di parole in inglese o dalla grafica talmente sporca che pure un bambino di tre anni farebbe più chiaramente.
Per il resto tutto bene, non ho da lamentarmi, questa vita me la sono scelta io e pure gli amici stupidi, che presto cancellerò. Perché non ho intenzione di scendere a compromessi per avere facce in più nella lista dei miei non amici. E poi agli uomini, e alle donne, spesso e volentieri preferisco i cani.
                                                                                                   
                                                                                                Il Ficcanaso





domenica 6 maggio 2012

Riflessioni sui volantini elettorali

In questi giorni si parla tanto di cultura. Cultura di qua, cultura di là e nei vari volantini attaccati sulle strade a formare un tappeto puzzle con pezzi mancanti, si è visto di tutto.
La cosa più interessante sono stati i vari fotomontaggi dove candidati di cinquanta anni tornavano adolescenti, e adolescenti candidati sembravano avere il doppio degli anni dichiarati nel documento d'identità.
Divertente divertirsi quando in ballo c'è il futuro dei nostri figli, eh? E anche quello delle tue e delle nostre mutande.
Ma tornando alla "cultura", che poi è stato il punto dal quale siamo partiti per arrivare chissà dove, è emerso un altro fatto strambo: comunicati stampa e frasi elettorali spiattellate nei vari spazi web che promettevano un mondo migliore del passato (e grazie al cazzo, che' lo vuoi peggiorare il mondo? Nel senso che peggio di così devi scavare), in cui l'italiano utilizzato è stato spiazzante. Ma se mi propini cultura, non dovresti almeno farti un corso di aggiornamento sulla materia "italiano"?


- In che senso scusa?
- Hei, stai calmo che ti rispondo, anche se non so chi sei e da dove scrivi.


Dicevo, l'italiano è stato spiazzante, per fare qualche esempio si sono viste una serie di virgole attaccate alle parole senza rispettare gli spazi richiesti; figuratevi che quei poveracci (parlo degli spazi tra una parola e l'altra) si sono perfino ammalati). E poi frasi seguite da un'infinita serie di punti esclamativi, e puntini di sospensione. (Ma di punti esclamativi non ne bastava uno e di sospensione tre?).
Non è che per caso "non" c'era niente da dire, pardon "scrivere", e quel malloppo di punti è servito per riempire il vuoto intorno? Vi ricordate la famosa caramellina alla menta?


- Ma che scrivi, e allora perché attaccare le parole?
- Hei, t'ho detto di stare calmo, siediti e fumati una sigaretta elettronica, che tanto non serve a un cazzo, ma siccome siamo dentro una scatola poi ci fanno la multa.
Non lo so il perché, dicevo, vallo a chiedere a chi ha elaborato questi manoscritti, io non sto attaccando nessuno, mica sto scrivendo che gli addetti stampa non sanno scrivere, sono soltanto un'osservatore della vita di tutti i giorni, non ho niente a che fare con l'Accademia della Crusca e con i programmi elettorali. Non vado alle feste per promuovere cul-tura, tanto c'è facebook per questo. Da lì, se voglio, posso vedere perfino il colore del filo interdentale che usavi mentre ti abbuffavi di croissant gratis e avevi il naso sporco di bianco zucchero a velo.


Il Ficcanaso

venerdì 4 maggio 2012

Cosa resterà di questi anni 00?

Dipingersi le unghie di giallo, fuxia e verde, ascoltare musica per cerebrolesi (boom boom), vivere dentro una scatola chiamata computer, non vivere una vita reale. Queste erano tutte le cose che non si usavano negli anni Ottanta.
Ecco perché qualche e sottolineo "qualche" testa si è salvata.
Mi chiedo: cosa resterà di questi anni 00?



walkman anni '80


(forse qualcuno ha capito che le vecchie cuffie sono meglio di quegli auricolari spacca-orecchie)

domenica 29 aprile 2012

Nausea da Blogger

Lo ammetto senza veli e inutili giri di parole.
Questo nuovo aspetto di Blogger è confusionario, fa girare la testa e di conseguenza provoca nausea.
Un po' come nell'immagine che vedete qui sotto.


mercoledì 25 aprile 2012

Come perdere tre chili in una settimana

Qualcuno mi ha scaraventato senza permesso nel mondo dei rumori. Adesso il frastuono è talmente invadente da non permettere più alla mia concentrazione di farla da padrone; che brutta frase: farla da padrone...
C'è chi grida, chi suona dischi ad un volume troppo alto (e il tempo dei grammofoni l'abbiamo passato da un pezzo mi pare), chi ti chiede: quanti anni hai, che fai nella vita, cos'hai mangiato ieri...?
C'è chi non ti chiede niente, ma è come se ti stesse facendo una radiografia, c'è chi vuole per forza offrirti un caffè, a me il caffè fa schifo come l'odore della benzina e quello della naftalina e della puzza di una mia amica che si chiamava Lina.
Quel qualcuno che mi ha scaraventato senza permesso nel mondo dei rumori sono io. Che scemo vero?
Ci sono delle cose di cui ti penti e altre di cui ti penti, che poi è la stessa cosa. Ma se non le sperimenti, come puoi affermare durante la resa dei conti di esserti pentito?


(il titolo non c'entra niente, era solo per attrarre l'attenzione ovviamente)

martedì 24 aprile 2012

Mondo commerciale o mondo anima-le?

C'è un mondo che ne sovrasta un altro perché fa troppo rumore, la popolazione è in sovraccarico come topi di fogne che sgorgano dai tombini, e come se non fosse abbastanza, non esiste selezione.
Il primo mondo - quello che sta in silenzio - , è fatto di una stretta cerchia di anime che camminano a piedi scalzi e sorridono con il cuore, il secondo è l'esatto contrario: tacchi alti, persone stuccate come chiese ingioiellate, trilli di telefoni ad alto volume e sorrisi che provengono direttamente dalle dentiere.
Il mio non è un giudizio, è solo un dato di fatto e siccome mi piace (quando scrivo o parlo) fare degli esempi, (altrimenti chi ascolta o legge capisce poco), ho trovato queste due immagini, la prima si chiama mondo commerciale, la seconda, mondo "anima-le".






giovedì 19 aprile 2012

Il ragazzo della via Blu

Aprì le braccia per stringere il mondo, ma riuscì ad abbracciare solo se stesso.
Scoprì due cose: di amarsi follemente e, che tra di lui e il "mondo" c'era un vuoto immenso.

martedì 17 aprile 2012

Bravo e paraehm

Un per-Dente lui?
Hmmm










e poi...
L'ultimo amore non si scorda mai fino a quando non ci pensi più La prima volta non finisce mai fino a quando non ci credi più Giudica tu se il cielo sta venendo giù-dica tu se il cielo sta venendo giù e il cielo sta venendo giù I segni sulla fronte non li noti mai fino a quando non ci pensi su La notte vera non la vedi mai fino a quando non ci dormi più Giudica tu se il cielo sta veneendo giù-dica tu se il cielo sta venendo giù se il cielo sta venendo giù La faccia sporca non si pulisce mai fino a quando non la lavi più Giudica tu se il cielo sta venendo giù-dica tu se il cielo sta venendo giù venendo giù...

domenica 15 aprile 2012

Ho visto l'Isola dei famosi denominata "seratone" e lo ammetto

Ero lì, non ho fatto zapping, o forse un po' sì. Ad ogni modo il mio dito si è bloccato su R2.
Perché? Ho visto un paio di bocche dentro una faccia, poi ho guardato meglio passando l'apposita pezzuola per detergere le lenti e ho focalizzato che si trattava di un solo paio.
A parte la bocca di Nina, orecchio e vista (ho pulito meglio gli occhiali) si sono soffermati sull'ex uomo, ex politico presentatore della nota trasmissione; non riuscivo a capire se vedendola (ex o) in mezzo ad una strada avrei potuto considerarla una bella donna, perché dal video si vedeva che era un ex omo (mandibola troppo sporgente).
Poi non ho capito più niente, giuro, e senza incrociare le dita. Ho visto una serie di tette, culi, lavagne, murene che scappavano, donne che abbracciavano alberi e uomini che ammettevano di essere andati lì, oltre che per la diaria anche per dimagrire e non fare un cazzo.
Alla fine mi sono ripreso, il mio cervello ha ricominciato a funzionare e mi è rimasta penzoloni una domanda:
Che cos'è un buco?

P.S. la domanda non è a sfondo sessuale, poi fate voi, chi se ne frega_

(un esempio di esemplare con labbra rifatte)

lunedì 9 aprile 2012

Ipocrisia e non volerlo ammettere

In fondo siamo tutti degli ipocriti. C'è chi lo ammette e chi non dirà fino all'ultimo respiro: "non sono un padreterno".
Ma che importa? Che importa se dentro te stesso ti sei costruito una corazza più forte della buccia di una tartaruga.
Che importa se, quando qualcuno bussa, toc-toc, ti puoi finalmente permettere il lusso di rispondere: "ci sono, ma non voglio aprirti". E vedere quel cretino andare via con la coda in mezzo ai denti e tu fiero di essere stato un cattivo ospite, ipocrita.
Perché ipocrita scusa?
Perché quella buccia non era in tartaruga, era in tungsteno, progettata da quel tuo amico dell'industria aerospaziale.

Foto: vai via stronzo!

giovedì 5 aprile 2012

Miracoli

Lacrime bollenti, non è colpa tua, è la vita nella sua pienezza. Me l'ha detto quel giorno in ospedale il dottore della mente che ripeteva la frase di rito a tutti quelli che erano stati colpiti dalla stessa pioggia malata.
Sono andato via e ho smesso di piangere. Che peccato, ed io che ero andato lì per vuotare le tasche della mia anima.
Ho preso l'auto, suonavano "Una lacrima sul viso", mi sono messo a urlare a squarciagola sperando che qualcosa cambiasse, che un miracolo si avverasse, ma i miracoli non si avverano mai.


Ma mi sbagliavo.


venerdì 23 marzo 2012

Vittimia

Vittìmia

I sogni si erano spenti nella città di Vittimia. Pezzetti di gomma piuma cadevano giù come neve mischiandosi ai neuroni dei cervelli, il battito cardiaco generale dell’universo era accelerato, le carni cascanti come buste vuote della spesa. Ci voleva un cambiamento radicale.
“Ricostruite Vittimia”, era il grido d’allarme che si levava ogni giorno dalle piazze, i contadini in massa scendevano a valle con i loro panieri vuoti e reclamavano il raccolto perso. Avevano le camice sporche, le facce rugose, le scarpe rovinate dal continuo rosicchiare dei topi, l’anima in pena.
Il capo di Vittimia, despota e uomo senza religione, li osservava dall’alto come formiche da schiacciare e di tanto in tanto lanciava loro altri pezzetti di gomma piuma che donne e bambini mendicavano per riempire cuscini di carta e materassi. Gli stessi su cui la notte prima avevano poggiato le loro facce stanche e sporche, le loro schiene fatte a pezzi da ore di lavoro inutile, le loro pance vuote, sradicate di budella contorte. Mancava l’acqua per lavare via gli strati di anni di polvere.
Intanto catrame bollente cuoceva dentro grandi pentole di rame e bruciato, dai camini fumo nero e denso si mischiava all’aria color piombo e bocche affamate di cani randagi sopravvissuti alla peste di quel tempo, leccavano ferite di carogne. Carcasse di uomini e donne, morti alcuni giorni prima colpiti da altre sconosciute malattie.
Se i sogni si erano esauriti che cos’altro poteva essere fatto? La putrefazione era alle porte, un caos lento e violento avvolgeva silenzioso i tetti rotti della città strangolandoli pian piano; mantelli di velluto violacei e polverosi di ragnatele volteggiavano senza corpi, era la morte. E nessuno l’aveva mai immaginata così. Il conto alla rovescia era già finito da un pezzo, i vermi si muovevano lenti e spenti…

mercoledì 7 marzo 2012

Luisa e Gino

Visto? Nessuno si è presentato all'appuntamento. Mi sono seduta al tavolino come una scema, con quel libro rosso al posto del garofano, quelle scarpe coi tacchi 20 e quel tailleur di tre taglie più piccole della mia e il tipo sarà scappato.
Vorrà dire che la prossima volta mando la mia amica, quella alta grande fica, oppure una puttana ad alto gradimento.
Lasciando stare i fatti stupidi che non sono successi e che potrebbero succedere mi chiedo: perché il mondo è ancora spento? E se lo chiede pure Luisa. Ma chi è Luisa? E che ne so io, una tizia da qualche parte che si chiama Luisa ci sarà. E ci sarà pure un tizio di nome Gino che si starà chiedendo la stessa cosa.
Il mondo è spento e mancano le lampadine. Come si fa? Chi ci illuminerà di nuovo? Può l'umanità illuminarsi da sola?
Continuo a chiedermelo mentre rosicchio una crosta di formaggio, il topo è scappato finalmente.

domenica 4 marzo 2012

La ragazza sotto la coperta rosicchiata

Scrivilo tu.

Fulminata

Camminavo distratta e insicura, leggevo un giornale pieno di errori di grammatica e dopo un po' caddi dentro una pozzanghera.
Mi sentii piuttosto ovvia; uno dei personaggi delle comiche che scivola su una buccia di banana. E io non volevo sentirmi ovvia, piuttosto bruttina, con i capelli color topo magari, ma di ovvietà ne avevo piene le tasche. Così ripensai a me dentro la scena. E per prima cosa, decisi che non ero affatto insicura e nemmeno bruttina e se è per questo manco barcollante: ero una gran figa con tanto di personalità e intelletto, e non stavo leggendo un giornale sfigato pieno di errori grammaticali, che diamine! Mi spinsi oltre, pensai di essere una gran figa aliena e di camminare sulla luna, terrorizzata da una meteora che sapevo poteva cadermi sulla testa. Questa sì che sarebbe stata una bella fine.
Ma poi rilessi quanto avevo scritto e mi resi conto che anche questa situazione era banale e stupidamente surreale. Mi resi anche conto che non avevo più idee perché il mondo attorno a me si stava lentamente spegnendo con me dentro. E io da sola non potevo sobbarcarmi di questa enorme responsabilità.
Così rimasi semplicemente sotto le coperte e non uscii per giorni.
Sognai... sognai cose che non ricordo, ma erano cose belle e brutte.
Adesso, rileggendo quanto ho appena scritto, mi sembra anch'essa una stupidaggine priva di consistenza. in pratica è come se non avessi scritto nulla. Così mi chiedo: cosa devo fare per accendere la lampadina dentro di me che si è fulminata? Me lo chiedo perché se non accendo la mia, come posso dare un contributo a questo mondo spento da un bel pezzo?
(Anonimo)