Camminavo distratta e insicura, leggevo un giornale pieno di errori di grammatica e dopo un po' caddi dentro una pozzanghera.
Mi sentii piuttosto ovvia; uno dei personaggi delle comiche che scivola su una buccia di banana. E io non volevo sentirmi ovvia, piuttosto bruttina, con i capelli color topo magari, ma di ovvietà ne avevo piene le tasche. Così ripensai a me dentro la scena. E per prima cosa, decisi che non ero affatto insicura e nemmeno bruttina e se è per questo manco barcollante: ero una gran figa con tanto di personalità e intelletto, e non stavo leggendo un giornale sfigato pieno di errori grammaticali, che diamine! Mi spinsi oltre, pensai di essere una gran figa aliena e di camminare sulla luna, terrorizzata da una meteora che sapevo poteva cadermi sulla testa. Questa sì che sarebbe stata una bella fine.
Ma poi rilessi quanto avevo scritto e mi resi conto che anche questa situazione era banale e stupidamente surreale. Mi resi anche conto che non avevo più idee perché il mondo attorno a me si stava lentamente spegnendo con me dentro. E io da sola non potevo sobbarcarmi di questa enorme responsabilità.
Così rimasi semplicemente sotto le coperte e non uscii per giorni.
Sognai... sognai cose che non ricordo, ma erano cose belle e brutte.
Adesso, rileggendo quanto ho appena scritto, mi sembra anch'essa una stupidaggine priva di consistenza. in pratica è come se non avessi scritto nulla. Così mi chiedo: cosa devo fare per accendere la lampadina dentro di me che si è fulminata? Me lo chiedo perché se non accendo la mia, come posso dare un contributo a questo mondo spento da un bel pezzo?
(Anonimo)
Nessun commento:
Posta un commento